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Bologna a rischio Banlieue – I servizi sociali ed educativi devono restare insieme nel Comune di Bologna

banlieue
Articolo di: 
   del: 8 maggio 2015

Uno studio realizzato e diffuso da una fondazione definisce la periferia di Bologna come “una polveriera, incubatrice di possibili conflitti e disagio sociale” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/01/periferie-bologna-quella-disagio-sociale-rischio-banlieue-nord/1244636/).

Siamo in testa a questa triste classifica. Bologna a rischio rivolta delle Banlieue che infiammò la periferia di Parigi anni fa.

E chi è in prima fila qui come a Parigi? Gli assistenti sociali.

Eppure in questa città, non tantissimi anni fa, esisteva un servizio sociale d’eccellenza, copiato da molti paesi che venivano a studiarlo in loco. Un servizio dove un team composto da educatori, assistenti sociali e psicologi lavorava insieme condividendo competenze e responsabilità.

Una configurazione che, combinava diverse competenze con tecniche d’eccellenza (molte inventate qui): servizio educativo di strada, i centri anni verdi, i gruppi tra paritutto questo riusciva a prevenire il disagio oppure individuarlo e gestirlo in una fase preliminare, prima che diventasse grave, riducendo drasticamente il numero di emergenze e portando al minimo necessario gli ingressi in struttura che sono una soluzione molto impattante per la persona e la famiglia, oltre ad essere estremamente costosi (130 euro al giorno circa, 50.000 euro all’anno che raddoppiano se c’è anche la madre),

Poi venne la riforma e il decentramento che spezzò nei 9 quartieri i servizi sociali, gli psicologi vennero sempre più allontati fino a sparire dal team. Anche gli educatori vennero allontanati e gestiti separatamente come se non riguardassero più i servizi sociali. Peccato che è grazie al lavoro integrato di queste figure che il servizio traeva la sua eccellenza.

L’effetto fu disastroso e ora si pensa di ritornare all’unitarietà, ma solo dei servizi sociali. Si tiene ancora un muro netto con i servizi educativi che sono invece fortemente sinergici.

Inoltre il modo con cui si vuole effettuare questa riunificazione è trasferendo il blocco di tutti gli assistenti sociali (200) nell’ASP unica, togliendoli dal Comune di Bologna. Oltre a tutti i problemi e rischi che comporta portare un servizio importante fuori dal Comune di Bologna e gestirlo tramite un altro soggetto (di cui ho parlato in altri post), si scava ancora più profondamente un solco con quelli che sono i servizi all’AGIO, passando all’ASP solo il DISAGIO.

Peccato sfugga che le due cose sono in realtà strettamente interdipendenti. Solo facendole lavorare in sinergia possiamo ridurre il DISAGIO e quindi gli ingressi in struttura e le emergenze sociali.

Esempio: un educatore conosce bene un adolescente problematico, può descriverlo ai servizi sociali e consigliare la strada migliore e gestire il caso insieme. Se separiamo le due cose, si rischia che l’adolescente arrivi ai servizi sociali quando ormai il disagio è grosso e, senza ulteriori supporti, l’assistente sociale non abbia altra scelta dell’ingresso in strutture.

Altro esempio di cosa potrebbe accadere: il dirigente dei servizi educativi taglia le spese e viene elogiato perché risparmia. Questo però causa un immenso aumento (molto più del risparmio) del costo dei servizi al disagio. Me nessuno metterà in relazione le 2 cose perchè sono in bilanci separati (Quartiere gli educativi, all’ASP i servizi sociali)

Per questi motivi, che si aggiungono a quelli per cui solitamente riteniamo che i servizi importanti non debbano essere demandati a soggetti esterni, riteniamo che i servizi sociali debbano ritrovare la loro unità, ma all’interno del Comune di Bologna lavorando in sinergia con i servizi all’AGIO che sono l’altra faccia della stessa medaglia.

Separarli significa peggiorare tutto, costi e servizi compresi.

 

 

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