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Il Comune si ricompri le reti idriche e i servizi – Soddisfando il referendum

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Articolo di: 
   del: 17 aprile 2015

PREMESSA 1: HERA FA (E DEVE FARE) BUSINESS CON I SERVIZI PUBBLICI. QUINDI LE RICHIESTE DEL REFERENDUM 2011 non SONO RISPETTATE

La gestione dei servizi pubblici affidata a società azionarie quotate in borsa non risponde alle richieste dei cittadini emerse con chiarezza inequivocabile dal referendum del 2011 e che personalmente condivido: i servizi pubblici essenziali (come l’acqua, ma anche i rifiuti) non devono essere oggetto di logiche di profitto e di mercato.

Una società per azioni quotata in borsa è obbligata ad operare per massimizzare il profitto. Questo è quello che i regolamenti e le norme impongono anche a tutela degli azionisti di minoranza.

Lo trovate anche ben espresso persino su Wikipedia alla voce “Società per azioni”

http://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_per_azioni_%28ordinamento_italiano%29

“La gestione deve essere orientata alla massimizzazione del profitto per tutti gli azionisti-soci, che vantano eguali diritti nei confronti dell’azienda. Una gestione garante dei soli azionisti di maggioranza costituisce una violazione di gravità tale da giustificare la revoca del mandato agli amministratori.

La norma può essere invocata da qualsiasi soggetto che ritenga di segnalare gravi violazioni delle leggi da parte degli amministratori. È chiaramente in primo luogo una forte tutela degli azionisti minori, che non hanno la maggioranza delle quote e dei voti dell’Assemblea e del Consiglio di amministrazione”

Quindi il management di HERA, anche se scelto dalla maggioranza degli azionisti (che in questo caso sono degli Enti Locali) DEVE operare per massimizzare il profitto e i soci di maggioranza non possono chiedere di fare diversamente (per esempio gestire i servizi in pareggio senza profitti).

Quindi, dire: “HERA è pubblica e quindi rispetta le richieste del referendum del 2011” (come ho sentito più volte dal PD) è una presa in giro

Il fatto che l’azionariato di maggioranza sia pubblico NON vuol dire che i servizi pubblici sono gestiti senza logiche di profitto

Quindi HERA fa (e deve fare) business con i servizi pubblici.

 

PREMESSA 2: HERA CONTROLLA I COMUNI e NON VICEVERSA

HERA non è come ENI o FINMECCANICA che hanno un preciso riferimento nel Ministero o nella Cassa Depositi e prestiti.

I soci pubblica di HERA che hanno la maggioranza sono tanti Comuni di diverse dimensioni e con diversissime esigenze che si esprimono mediante un complesso sistema detto “patto di Sindacato”.

La sintesi delle tante esigenze dei tantissimi soci pubblici è spesso molto complessa.

Inoltre i Comuni, oltre che clienti sono anche soci e prendono i dividendi ovvero compartecipano ai guadagni di HERA con un evidente conflitto di interessi.

Circa il 20% del Comune di Bologna riguarda HERA.

Quindi:

  • I servizi pubblici sono gestiti con logiche di mercato e di profitto (contrariamente alla richiesta del referendum 2011)
  • Avere una società per azioni ove la maggioranza è in mano a soci pubblici, NON vuol dire che l’azienda è pubblica nel senso che gestisce senza ricavi e senza profitti
  • I complessi meccanismi di rappresentanza degli enti pubblici fanno sì che HERA sia più forte dei soci che dovrebbero controllarla

 

PREMESSO QUESTO:

A Bologna la gestione tramite HERA S.p.A. così com’è oggi non ci piace.

Anche se il 99% del capitale di HERA fosse in mano pubblica non risolverebbe il problema.

Il Comune di Bologna (come altri comuni) ha circa 145 milioni di azioni HERA (pari a circa 350 milioni di euro all’attuale quotazione). Non le ha perché le ha comprate, ma perché ha conferito beni, servizi e personale alla nascita di HERA.

Oggi i cittadini chiedono di tornare indietro sulla privatizzazione e di cambiare la modalità di gestione dei servizi pubblici.

Per farlo:

  • Servono modifiche alla normativa nazionale per supportare il ritorno ad una gestione pubblica dei servizi e delle reti senza profitto e senza logiche di mercato.
  • I Comuni devono usare le azioni per riacquisire ciò che una volta era pubblico per esempio le reti idriche e il servizio idrico
  • Si deve creare un consorzio o una società detenuta dal pubblico e dai cittadini e dall’ente Comunale a cui affidare la gestione del servizio senza profitto e senza ritorno economico. In pareggio considerando il bene idrico come bene primario essenziale

 

Quindi ok alla vendita delle azioni HERA ma solo se questa vendita è vincolata al superamento della gestione attuale dei servizi pubblici essenziali (a partire dall’acqua) e al soddisfacimento delle richieste referendarie.

No invece alla vendita per coprire altri investimenti che sarebbe equivalente a vendere rete idrica, servizi ecc… per pagare strade e manutenzioni per alcuni anni e compensare i tagli statali.

Sancendo così una privatizzazione senza ritorno dei servizi pubblici e impoverendo strutturalmente gli enti locali (cosa che invece Renzi sta purtroppo spingendo a fare)

Questo a prescindere dalla situazione paradossale di Bologna, ove il Sindaco Merola ha dichiarato che non vuole vendere le azioni di HERA, ma poi manda in Consiglio Comunale una delibera di via libera alla vendita delle azioni dettagliando persino come avverrà questa vendita. Ovvero dice una cosa e poi se ne vota una completamente diversa, ovvero l’atto amministrativo fa l’opposto di quanto dichiarato politicamente dal Sindaco. Questo è un problema di bipolarismo opportunistico che prescinde dalle considerazioni generali qui esposte.

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