Da 6 anni sono in Consiglio Comunale e partecipo alle commissioni in cui si parla dell’interramento della linea ferroviaria Veneta (se ne parla anche da molto prima che io entrassi in consiglio). E’ una linea importantissima per il futuro sviluppo del servizio ferroviario metropolitano (SFM) che dovrebbe togliere traffico dalle strade.
L’interramento eliminerà fastidiosi passaggi a livello tra cui via Libia e via Rimesse ed è giustamente atteso da molto tempo dai residenti. Ma ogni volta si tentenna, i tecnici e i politici più coscienziosi tirano indietro e sono pieni di dubbi perché sanno che una volta interrata la linea dovrà restare a binario singolo creando una strozzatura che impedirà all’SFM di avere una frequenza di 15 minuti. Non potrà scendere sotto i 20-25 minuti e per un’infrastruttura che deve diventare un’asse portante del trasporto metropolitano questo è una grossa limitazione.
Ogni volta il dibattito si arena su quel irraggiungibile doppio binario. Nello scorso mandato l’allora assessore Colombo fece fare uno studio che concluse che a causa della vicinanza di alcuni edifici, l’interramento avrebbe per sempre impedito il doppio binario.
Ci ha riprovato l’assessore alla mobilità regionale Donini che non si è rassegnato e ha di nuovo commissionato uno studio che però è arrivato alle stesse conclusioni: gli edifici troppo vicini impediranno, in caso di interramento, ogni possibilità di futuro raddoppio del binario dell’SFM.
Ha aggiunto l’assessore Donini: “E’ abbastanza curioso che ci siano edifici costruiti vicino alle ferrovie e sarebbe bene capire il perché è lì.”
Siamo riusciti a ricostruire la vicenda, i carteggi e a trovare il responsabile che è l’attuale sindaco Merola, che quando diede il via libera alla costruzione era assessore all’urbanistica e non impose il rispetto di alcune prescrizioni tecniche. Per una volta quindi possiamo avere la verità, anche se non servirà a sanare il problema: la scelta di impedire lo sviluppo di un servizio che (solo a parole) è ritenuto fondamentale per il nostro futuro e per l’alleggerimento del traffico. Un palazzo implicherà migliaia di auto in più, più traffico, più inquinamento.
Visto che spesso la maggioranza imputa la responsabilità di ogni malanno al mandato Guazzaloca (1999-2004), preciso che questa volta Guazzaloca non ha nessuna responsabilità.
Quello che mi lascia molto perplesso è che mentre noi facevamo grandi discussioni in commissione, si commissionavano e si commentavano studi, l’attuale Sindaco Merola, che aveva molte delle risposte, non si è mai visto. Non ha mai partecipato al dibattito. Avrebbe potuto spiegare la vicenda in pochi minuti e mettere (amaramente) una pietra sopra dibattito. Avrebbe potuto (e dovuto) rispondere lui alla domanda dell’assessore regionale Raffaele Donini. Avrebbe dovuto spiegare la sua scelta e assumersene le responsabilità.
Invece ci siamo dovuti arrivare 12 anni di discussioni dopo (2005-2017).
Ecco alcuni estratti dai carteggi che abbiamo recuperato:
VALUTAZIONE di IMPATTO DEL PROGETTO DI COSTRUZIONE DEI PALAZZI (1996)
“Le cantine dei fabbricati “ad elle” lungo via Zanolini vanno ad interessare il sedime del previsto raddoppio; vanno riviste le tipologie in modo da lasciare aperta questa possibilità“
I tecnici del comune di Bologna scrivono subito a tutti, progettisti, ingegneri, dirigenti ferrovia suburbana (siamo ancora nel 1996):
“Il progetto così come presentato non consente in futuro alcuna possibilità di raddoppio della linea, pertanto è necessario che il progetto preveda la sede per l’eventuale futuro raddoppio…”
In tutte le successive lettere dei tecnici al primo punto c’era sempre questa prescrizione tecnica.
9 anni dopo, nel 2005, la costruzione deve partire e i tecnici del Comune di nuovo si ritrovano e concordano: “nella Valutazione di Impatto, vi è una prescrizione di tutela del sedime ferroviario per un futuro raddoppio della ferrovia, che il Comune dovrà far rispettare non solo relativamente al piano interrato dei fabbricati previsti, ma anche rispetto ai piani fuori terra”
Alla fine tocca a Giacomo Venturi, allora assessore della Provincia, scrivere all’assessore all’urbanistica del Comune di Bologna, Virginio Merola per sollecitare “salvaguardia delle possibili esigenze di futuro raddoppio della ferrovia”
Vi allego la lettera-esortazione di Giacomo Venturi e la successiva risposta di Merola che dice che il progetto andrà avanti così
di seguito la risposta di Merola che “rassicura rispetto all’intenzione di tutelare il tracciato ferroviario e dei suoi possibili sviluppi“. Rassicurazione che non si capisce su cosa fosse basata vista la granitica prescrizione tecnica di cui si discuteva dal 1996 e che non lasciava spazio a dubbi. E infatti la rassicurazione non è servita a nulla. Il raddoppio viene condannato.