Il progetto di riqualificazione di via Petroni, che si attende da molto tempo, sembra che finalmente partirà davvero: in primavera (2016) dovrebbero partire i lavori (qui il progetto: http://www.viapetroni.it/il-progetto-di-riqualificazione-di-via-petroni/ )
Il costo comprensivo di tutto sarà poco meno di 500.000 euro: Tra i punti principali
- Allargamento marciapiede
- rimozione cassonetti e pali per evitare sosta selvaggia bici
- ripavimentazione con pietra nobile
- illuminazione nuova e potente
- pista ciclabile doppio senso (prima sperimentazione a Bologna di doppio senso su strada a senso unico)
- Rimozione Dehor (su questo punto temo che si possa aprire una spirale di contenziosi infinita: gli esercenti hanno investito migliaia di euro nei Dehor rispettando i regolamenti)
Perché il progetto funzioni davvero e Bologna possa riavere una via Petroni fruibile e in tutta la sua bellezza e sicurezza, non basta il solo intervento “fisico”, ma serve anche una riqualificazione del tessuto sociale.
Oggi a Bologna esistono zone dove si concentra una certa “utenza”. Questa zonizzazione così spinta, agevola molto la malavita, lo spaccio, la vendita abusiva di alcool… tutto ciò genera degrado e microcriminalità. Le ordinanze con cui si è cercato di governare la situazione hanno creato più danni e confusione che vantaggi.
Serve un dialogo con le attività commerciali per evitare questa concentrazione e riuscire a differenziare l’offerta di una strada. Purtroppo la liberalizzazione Bersani ha tolto ai comuni la possibilità di pianificare l’offerta commerciale delle strade e controllare quindi lo sviluppo e la caratterizzazione del territorio. Mi chiedo quindi come farà questa giunta a raggiungere l’obiettivo che ha dichiarato di rendere più “residenziale” via Petroni.
La risposta che mi ha dato l’assessore Colombo è che la riqualificazione fisica degli spazi urbani, innalzerà anche la qualità delle attività commerciali. Cercheranno anche di applicare il modello dei consorzi di attività premiando quelle virtuose che rispettano le regole.
A mio avviso serve una forte pressione sul governo per restituire ai comuni la possibilità di pianificare lo sviluppo sociale del territorio ed evitare che si creino ghetti dove abusivismo e spaccio si insediano con facilità.