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Patto di stabilità: il collasso dei servizi essenziali locali

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Articolo di: 

di Marco Piazza

I Comuni sono vicino alla paralisi: se continua così tra qualche anno i servizi che da sempre i Comuni erogano ai cittadini, saranno esternalizzati a qualche cooperativa o azienda esterna. La qualità dei servizi precipiterà e sempre più lavoratori faranno un bel viaggio nel tempo fino all’epoca pre-sindacale.
Tra questi servizi, oltre a quelli socio-assistenziali c’è anche la scuola!

Cosa possiamo fare come Movimento 5 Stelle (tutori dei soli interessi dei cittadini) per evitare questo sfascio?

Per cercare di tamponare il deficit pubblico dello Stato e presentarci in Europa con numeri meno disastrosi, si fece lo scellerato PATTO DI STABILITA’ che obbliga i Comuni a fare saldi positivi di bilancio per tamponare il deficit nazionale. Quindi non possono spendere soldi per i servizi. Per essere certi che questi saldi positivi aumentino, il Governo ha posto altri vincoli sempre più stringenti tra cui i VINCOLI DI ASSUNZIONE.

Tutto ciò altro non è che la negazione e lo scardinamento delle autonomie locali…autonomi di muoversi come un carcerato in catene! Oltre che l’ennesimo modo per scaricare un colpevole deficit sui cittadini.

I Comuni che offrono ai loro cittadini molti servizi (come Bologna e Milano), fanno risparmiare soldi allo Stato. A Bologna per esempio la scuola dell’infanzia statale (3-5 anni, costituzionalmente garantita) e’ solo il 17% mentre il Comune si sobbarca oltre il 60%!

Eppure queste spese (ingenti) e queste migliaia dipendenti in più (maestri e collaboratori) che Bologna e altri Comuni virtuosi si sobbarcano in surroga allo Stato sono iniquamente trattate alla stregua di tutte le altre spese di un Comune e quindi sottoposte al patto di stabilità e ai vincoli di assunzione, limitando fortemente gli spazi di manovra di quei Comuni in ogni altro ambito.
I Comuni che invece offrono meno servizi (soprattutto al sud e al centro ove la scuola dell’infanzia è quasi interamente a carico dello Stato) hanno molti più spazi di manovra.

Per consentire un livello minimo di sopravvivenza, un paio di anni fa si è inserita una scappatoia all’Italiana nel testo unico degli enti locali: se i servizi socio-assistenziali sono svolti da una certa forma giuridica (Istituzione, Azienda Speciale o ASP) sono esclusi dal patto di stabilità (comma 5bis art 114 L.267/2000) e dai vincoli. Quest’estate il decreto 101 ha confermato e ampliato la scappatoia aggiungendo anche i servizi educativi e scolastici.
E a Bologna subito si è cominciato a correre per traslocare la storica SCUOLA dell’infanzia (orgoglio di tutti i Bolognesi) dentro ad un’AZIENDA di SERVIZI alla PERSONA (ASP) per poter guadagnare un po’ di ossigeno.

Che senso ha questo gioco delle 3 carte? Se un servizio è essenziale deve essere estratto in quanto SERVIZIO ESSENZIALE dallo scellerato patto di stabilità e dai vincoli di assunzione. Queste agevolazioni non possono essere legate alle forma giuridica che gestisce il servizio (Istituzione, Azienda Speciale o ASP… non dovrebbe essere rilevante).

E’ come se il proprietario dice al suo inquilino: “ti calo l’affitto, ma solo se traslochi la camera da letto nel pianerottolo!”…. se l’intenzione è quella di calare il canone di affitto (escludere dal patto di stabilità), perché obbligarlo a spostare la camera da letto sul pianerottolo (traslocare la scuola, oggi interna al Comune, dentro ad un’ASP)?

E intanto, per confermare la schizofrenia legislativa ormai imperante in ogni campo, mentre a ottobre si approvava il decreto 101 che confermava la scappatoia all’italiana aggiungendo anche la scuola, veniva presentata dallo stesso governo la legge di stabilità che al comma 19 dell’articolo 15 dice l’esatto opposto ovvero che anche aziende speciali, istituzioni e ASP sono soggette al patto di stabilità.
Eliminando anche questa scappatoia, i comuni come Bologna, dovranno esternalizzare i servizi il più rapidamente possibile.

Chiedo che venga emendata la legge di stabilità per individuare quali sono i servizi essenziali e quindi estrarli dal patto di stabilità e dai vincoli di assunzione (nel rispetto degli “standard”) in quanto servizi essenziali ed indipendentemente dalla forma giuridica di gestione!

Ho presentato una delibera in Consiglio Comunale a Bologna che è passata all’unanimità, ma purtroppo a Roma dentro ai partiti, c’è chi tutela altri interessi e punta ad obbligare i Comuni a mettere i servizi sul mercato o ad allontanare i servizi dalla gestione diretta (ASP, Azienda Speciale…):
http://files.meetup.com/8213762/131028-odg%20Piazza-Servizi%20e%20Patto%20di%20stabilit%C3%A0.doc

La partita è aperta, la posta in gioco è il futuro dei servizi locali e di migliaia di lavoratori.

Marco Piazza, portavoce dei Cittadini in Consiglio Comunale a Bologna

 

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