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CRISI SAGA COFFEE: Le conseguenze di un sistema economico malato

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Articolo di: 
   del: 6 dicembre 2021

Intervento di inizio seduta del consigliere Marco Piazza – consiglio 6 dicembre 2021

C’è finalmente una concreta speranza per gli oltre 200 lavoratori della Saga Coffee che da più di un mese dimostrano tenacemente la loro volontà di continuare a lavorare e di volerlo fare in quel territorio. Lavoratori che dimostrano una grande passione per lo stabilimento e la consapevolezza dell’importanza dell’economia del territorio.

Consapevolezza che purtroppo manca in molti imprenditori perfetti rappresentanti dell’attuale sistema economico che hanno come obiettivo principale la crescita di profitti per i loro azionisti. Il bravo manager oggi è quello che fa guadagnare di più gli azionisti, che fa crescere il valore dell’azienda. Una sorta di inno all’avidità. Gli utili crescono in due modi aumentando le entrate e calando le uscite. E per calare i costi (le uscite) si sposta la produzione dove il lavoro costa meno, nei paesi dove i lavoratori hanno meno tutele.

Ci hanno voluto far credere che la globalizzazione fosse un ingrediente importante per il progresso della nostra società. Ma creare un cortocircuito tra mercati diversi, senza compensare le differenze (per esempio con dei dazi),  non fa che risaltare le storture del nostro attuale sistema economico guidato dall’avidità, che usa la globalizzazione per calare i costi del lavoro senza considerare il degrado del mercato, l’impoverimento dei territori e gli effetti che queste manovre hanno sulla domanda. Questo sistema paradossalmente premia mercati del lavoro meno tutelati, meno sindacalizzati, invece di farli progredire al livello di paesi con una più lunga storia di conquiste sindacali.

In pratica si innesca un sistema assurdo e regressivo in cui, per tenere il passo con gli altri paesi, gli Stati cercano di abbassare le condizioni (e quindi i costi) del proprio mercato del lavoro, invece di perseguire il miglioramento delle condizioni dei lavoratori.

Henry Ford nel 1914 quasi raddoppiò il salario ai suoi lavoratori, calandone le ore di lavoro. Indicava la strada giusta al capitalismo che purtroppo non è stata seguita: l’aumento dei costi per la Ford non era un male, creava domanda. Creava una classe media di persone che avevano risorse e tempo per acquistare le auto prodotte dalla stessa Ford. Muoveva l’economia creando domanda.

 

Oggi invece con immensa miopia, per calare i costi si porta la produzione in paesi cosiddetti poveri a volte persino extraeuropei, ma poi si vuole continuare a vendere nei paesi cosiddetti ricchi per tenere alti i prezzi e quindi i ricavi. Ma così facendo si distrugge la classe media del paese, si affossa la domanda e la capacità di spesa. Esattamente l’opposto di quello che saggiamente ci indicava Henry Ford oltre 1 secolo fa.

Quante crisi analoghe a quella della Saga Coffee abbiamo vissuto negli ultimi 10 anni in regione?  Quante volte si è ripetuto questo schema assurdo che ci porterà tutti, compresi questi miopi capitalisti, ad un impoverimento economico e sociale?

Allora giusto esprimere solidarietà ai lavoratori della Saga Coffee, giusto sostenerli e lo abbiamo fatto in questo consiglio anche votando degli ordini del giorno, lo hanno fatto anche i nostri parlamentari con interventi a Roma.
Ma come politici dobbiamo anche attivarci ad ogni livello per abbandonare questo neoliberismo che ci sta portando verso il baratro. Negli ultimi anni il processo di concentrazione dei beni nelle mani di pochi è aumentato a dismisura. Lo 0,1% delle persone detiene la maggior parte delle ricchezze del pianeta, la stragrande maggioranza si divide le briciole e questa tendenza alla divaricazione sociale non accenna ad invertirsi. Se continua così ci troveremo in condizioni analoghe a quelle di epoche storiche precedenti a momenti di rottura drammatici come la Francia di fine 1700 dove gli esclusi del “terzo stato” erano il 98% della popolazione. Ci fu la rivoluzione francese, evento traumatico di svolta della storia. Oppure la Russia zarista di inizio 900 con l’80% della popolazione in povertà, ci fu la rivoluzione Russa.

Come politici dobbiamo stare al fianco dei lavoratori della Saga Coffee per dare loro solidarietà, ma anche per dire che questa ennesima crisi aziendale ci impone di chiedere un nuovo modello economico che prenda finalmente atto che il progresso si ottiene massimizzando il profitto di tutti gli stakeholder di un’impresa: azionisti (certamente), ma anche lavoratori, clienti, territorio creando una cooperazione tra tutti gli attori ad ogni livello. L’economia, i modelli economici, devono puntare al bene di tutta la comunità non solo di un 0,1% di fortunati.

Quello che i lavoratori della Saga Coffee stanno dimostrando è proprio questo: una passione per il bene dell’azienda e del territorio. E bene fa l’imprenditore brianzolo che si è fatto avanti per salvare la Saga Coffee a voler investire qui, perché sicuramente ha capito che troverebbe lavoratori appassionati e non dipendenti egoisti che puntano solo allo stipendio a fine mese come l’attuale sistema economico li vorrebbe rappresentare.

Insomma come politici dobbiamo adoperarci per un cambio, che non è solo aumentare le tasse ai più ricchi e alzare gli stipendi minimi. Cose giuste e sacrosante che vanno fatte, ma che sono solo dei correttivi dell’attuale sistema sbagliato. Serve di più. Una nuova teoria economica che superi lo sfrenato neoliberismo attuale che sta rapidamente creando le condizioni per un nuovo punto di rottura traumatico della storia. Una teoria economica che capisca che la crescita non nasce dal capitale, ma prima di tutto dalle persone. Che il progresso non nasce dall’avidità ma dalla cooperazione. Che il capitalismo deve evolvere verso l’inclusività per risolvere i problemi di una società avanzata a partire da quelli ambientali e sociali.

Ed è anche questo il messaggio che i lavoratori della Saga Coffee stanno lanciando e per questo li ringrazio! Alla politica spetta andare oltre e capire che è il momento di dare una svolta all’economia

 

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