Sarà la sindrome da persecuzione di cui parla Olivio Romanini in questo suo articolo apparso pochi giorni fa sul sito del Corriere di Bologna, o sarà l’ ignoranza della netiquette a far cadere in doppio fallo il giornalista sopraccitato?
E’ brutta abitudine di alcuni giornalisti non capire la differenza tra “account privato” e “pagina fan”. Stiamo parlando di Facebook, ovviamente. E’ spiacevole e poco professionale, giornalisticamente parlando, far uscire informazioni pubblicate sulla bacheca di un account privato, senza il consenso dell’autore. La questione è semplice: gli account privati di Facebook, dispongono di un livello di privacy che ogni utente può impostare. Se, come nel caso di Bugani, le impostazioni sono predisposte in modo che solo gli amici possano vedere ciò che pubblica Bugani, vuol dire che tutto ciò che viene pubblicato su quell’account è ad esclusivo consumo degli amici dell’interessato.
Altra cosa è invece la “pagina fan”, pubblica per definizione e creata (in questo caso a scopo elettorale) per comunicare con l’esterno. Tutto ciò che viene pubblicato sulla pagina fan può essere ripreso dalla stampa e pubblicato su cartaceo alla stregua di un comunicato stampa.
Venendo al dunque: Romanini non può prendere una nota privata di Bugani e copiare ed incollare i commenti (alla nota) a suo piacimento e poi costruirci sopra un articolo dal titolo “I grillini, il successo e la sindrome da persecuzione”. E’ fortemente scorretto e denota l’esatto contrario. Dà implicitamente una conferma a ciò che lui stava tentando di insinuare (neanche troppo velatamente) nel suo articolo, ovvero: il Corriere di Bologna, pur di dar contro al “Movimento 5 stelle” (questo il nome corretto, non “grillini”) si avvale delle comunicazioni riservate tra Bugani e suoi amici su FB (e quindi non volutamente comunicate alla stampa), senza pubblicare la “nota” oggetto della questione, ma pubblicando a piacimento i commenti (alla nota) che avvalorano la tesi della “sindrome”.
Si rende conto Romanini che con questo modus operandi nessuno è più libero di scrivere ciò che vuole sul suo profilo Facebook (chiuso ai “non amici”) per timore che un giornalista in cerca di gossip possa copiare ed incollare i propri pensieri e renderli pubblici in qualsiasi momento? Tutto ciò rischia di creare un grave precedente ed è deontologicamente scorretto.
Purtroppo per il Corriere di Bologna, questa volta, nel tentativo di screditare anche i sostenitori del candidato Sindaco, ha dimostrato di voler creare la notizia dal nulla. Ma purtroppo ha fatto di peggio, ha violato la privacy.
Lorenzo Andraghetti
Candidato Consigliere Comunale – M5S
Studente di Mass-Media e Politica