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21 Aprile 1945 … 66 anni dopo

Articolo di: 
   del: 21 aprile 2011

Un amico, Matteo incerti, mi ha invitato alla presentazione del suo libro: Il Bracciale di Sterline.

 

copertina

 

“La vera storia di cento uomini e donne che, da tutta Europa, scesero dal cielo e dai sentieri dell’Appennino Reggiano, guidati dalle magiche note di una cornamusa scozzese, per attaccare il quartier generale della Linea Gotica. Il loro coraggio contribuì ad accelerare l’avanzata degli Alleati e la fine della guerra e della dittatura. In quell’inferno due bambine ricevettero in dono due bracciali di sterline. Da Operazione Tombola – nome in codice dell’operazione segreta – nacquero cinque amori per la vita. Sessantasei anni dopo, grazie ad internet, il filo d’Arianna della storia, dalla Scozia all’Italia, dall’Australia agli Stati Uniti, riunisce dieci protagonisti di allora: si intrecciano così amori, ideali, sogni, e come in una favola quei bracciali rivelano alle due bambine di allora, diventate nonne, la storia di due coraggiosi soldati.“

E’ stato indubbiamente un modo molto interessante per onorare l’anniversario della Liberazione della città avvenuto 66 anni fa. La presentazione è stata fatta alla Libreria Feltrinelli, erano presenti, oltre ai due autori Incerti e Ruozi, un soldato americano di 89 anni Roque “Rocky” Riojas da Kansas City che all’epoca partecipò alla missione e due anziane signore italiane che all’epoca erano ragazzine sedicenni e facevano le staffette partigiane. I loro racconti, attraverso i quali si snoda e prende forma il romanzo storico, sono stati toccanti. Il soldato raccontava delle difficoltà incontrate in 600 giorni guerra, dal freddo pungente patito (senza avere l’adeguata attrezzatura per sopportarlo) sugli appennini alla scampata morte per pura casualità, dai momenti tragici quando erano sotto scacco tedesco ai momenti più rilassati dopo il “sequestro” di una damigiana di vino. Uno spaccato reale della nostra storia che troppo spesso viene studiata a scuola come se fosse una partita di Risiko. Il racconto di una delle due staffette che percorreva 50 kilometri al giorno per passare informazioni tra partigiani e alleati è stato significativo, quella ragazza a sedici anni schivava pallottole e granate per potare giovani soldati feriti in salvo, Correva da una montagna all’altra per passare informazioni ai partigiani. Stava rischiando la vita per liberare il suo paese e creare un futuro migliore. Seduta di fianco a me c’era mia figlia di 12 anni (il futuro) con i suoi occhi grandi sgranati, ha assorbito ogni parola, emozione. Non era facile seguire, l’argomento era complesso, il soldato americano parlava in inglese e bisognava aspettare la traduzione. Alla fine mi ha detto: “Questa storia mi ha fatto riflettere”. Sono stata contenta di averla portata e sono stata ancora più contenta perchè lei ha capito.

Mentre ascoltavo queste testimonianze mi tornavano alla mente le parole di una canzone di De Andrè: La Guerra di Piero . Questa triste e dolce ballata l’ho ascoltata tante volte e tante altre l’ho cantata attorno ad un fuoco insieme agli amici accompagnati dalla chitarra. Oggi ha assunto un significato diverso, più profondo e reale.

“… così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l’inferno …”

Rocky aveva due paia di calze, uno lo teneva ai piedi, l’altro lo teneva sotto la giacca al caldo. Quando le calze ai piedi erano bagnate e ghiacciate, le sostituiva con quelle asciutte. Chi non aveva due paia di calze perdeva le dita dei piedi perchè si gelavano.

“… vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore … sparagli Piero, sparagli ora …”
Quante volte Rocky avrà fatto questa scelta? Quanto gli sarà costata?

Grazie a tutti voi, per il presente che ora viviamo.

Federica Salsi – candidata capolista in Comune

 

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