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1 Maggio – Gli appalti e la perdita di diritti dei lavoratori

Articolo di: 
   del: 1 maggio 2021

Discorso dal palco di Piazza de L’Unità – 1 maggio 2021 (ho condensato 10 anni di ragionamenti) 

Avete giustamente messo al centro di questo 1 maggio il tema degli appalti perché si è dimostrato essere uno dei sistemi con più responsabilità nella perdita di diritti e smantellamento di tutele dei lavoratori in questi ultimi anni. Sistema protagonista nella pericolosa regressione delle condizioni dei lavoratori nel nostro paese.

Abbiamo imparato che la storia non va sempre avanti, ma ogni conquista va difesa giorno per giorno. Ed è innegabile nel caso del lavoro si stia regredendo. Tante conquiste sindacali s0no state smantellate anche con una notevole miopia perché avere masse di persone priva di sicurezze, che non possono programmarsi un futuro, acquistare una casa, provvedere a sé stessi è un danno per tutta la società.

In quanto consigliere comunale in 10 anni ho seguito soprattutto appalti di servizi pubblici.
Questi sono particolarmente fastidiosi per vari motivi
1) l’ente pubblico dovrebbe dare l’esempio e difendere un mercato del lavoro dignitoso e invece sono tanti gli i casi che visto di servizi pubblici gestiti con appalti in cui i lavoratori hanno visto peggiorare le proprie condizioni, soprattutto negli appalti condotti dalle partecipate.

2) in quanto pubblico la qualità del servizio impatta su tutti noi come cittadini: scioperi, personale demotivato, magari non formato ma non per sua colpa.

3) immensi costi occulti: complesse gare da allestire, spesso si generano lunghi e complessi contenziosi, serve un sistema di controlli, poi vertenze con i lavoratori e ancora non è detto che finisca tutto bene se la cooperativa fallisce con i soldi pubblici in cassa come successo qualche anno fa.

4) Ma il punto più importante è che gli appalti dei servizi pubblici depotenziano il controllo della politica. Noi consiglieri siamo rappresentanti dei cittadini mandati nelle istituzioni da altri cittadini. Abbiamo diritto di accesso agli atti nel Comune, possiamo andare negli uffici, vedere documenti. Ma tutto questo diventa molto più difficile con le partecipate. Non è più un ente pubblico, ma una società di diritto privato e anche se il comune è uno dei soci, magari di maggioranza, i poteri ispettivi sono molto più deboli. Inoltre cambiano anche le norme e la trasparenza a cui deve sottostare appalto fatto da una società di diritto privato rispetto ad uno fatto da un ente pubblico.
Questo vuol dire che questo sistema che allontana la gestione dei servizi  dall’ente pubblico, oltre a risparmiare sui lavoratori si è messo anche al riparo dalla seccatura del controllo esercitato dagli organi politici. Più si allunga la catena e più è difficile per la politica intervenire.

Pensiamo per esempio all’ultimo caso, quello di recente attualità: i verificatori del trasporto pubblico che sono stati licenziati. Si tratta di un servizio pubblico, ma è in appalto. E l’appalto non l’ha fatto il comune, ma TPER. Ora per noi è già difficile controllare TPER figuriamoci Holacheck che ha ricevuto un appalto da TPER. La catena si allunga e il peso della politica diventa quasi zero.
Stessa cosa per le biglietterie.
Di servizi pubblici esternalizzati con relative odissee ne ho vista tanti, gli educatori scolastici, gli incaricati a distribuire le carta smeraldo, i lavoratori delle mense scolastiche…

La pandemia ha messo ancora più in luce le debolezze che abbiamo creato nel mondo del lavoro. I contratti a chiamata per esempio si sono rivelati un meccanismo perfetto per scaricare sul lavoratore gli effetti della pandemia, schermando il datore di lavoro. Se non lavori non ti devo niente. Gli addetti alla distribuzione della carta smeraldo sono rimasti mesi senza un soldo e senza alcun ammortizzatore per la natura del contratto.
Un contratto assurdo che dopo questa pandemia dovremmo cancellare o quantomeno limitarne al massimo l’uso

Come rompere questo sistema? Il Comune di Bologna ha fatto il un protocollo appalti per regolare i suoi appalti. Quelli che fa il lui come come ente pubblico.
Il protocollo appalti, tra le altre cose, prevede la clausola di riassorbimento per la continuità occupazionale e il mantenimento di diritti e condizioni retributive

E’ indicativo di quanto sia degradato il quadro normativo che per garantire queste cose elementari, si debba avere un protocollo comunale. Dovrebbero essere previsto dalle leggi. Dovrebbero essere cose scontate non lasciate al buon cuore dell’ente pubblico di turno.

Ma c’è anche un altro problema: le aziende partecipate non sempre applicano rigorosamente questo protocollo appalti.

 

Poi c’è un’altra cosa che non va sottovalutata: recentemente Tper ha perso il servizio sosta appaltato dal comune. E’ grave per il servizio, è grave per i lavoratori, è grave per la città. Ma è grave anche per il sistema economico, per TPER e per il comune socio di TPER perché sono 78 milioni di euro che vanno a una società privata francese. Credo che siano tutti rimasti sconvolti e che nessuno si aspettasse davvero che la sosta non andasse a TPER. In pratica stavolta il meccanismo degli appalti si è rivoltando contro il sistema:  il servizio gli è stato strappato di mano. E questo potrebbe rendere più sensibile anche chi ha sempre difeso gli appalti, e avviare una revisione.

E poi ancora cosa fare?
Tutte le forze politiche cha hanno capito questo diabolico meccanismo e che hanno a cuore il lavoro devono unire le forze, le sfide come queste sono troppo grandi per continuare ad andare divisi. La posta in gioco è molto più alta di quello che potrebbe sembrare.

La pandemia ha aumentato la forbice tra i ricchissimi che sono sempre di meno e i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi. La storia ci insegna che quando la ricchezza non è equamente distribuita, salta la pace sociale e saltano dolorosamente i sistemi arrivando in modo traumatico ad una nuova impostazione.

E i segnali che siamo incanalati su questi binari della storia ci sono tutti:

- la crisi climatica ha messo in moto esodi di popoli

- la globalizzazione ha messo in cortocircuito mercato più tutelati con mercati senza tutela e ha fatto scendere il livello di quelli con più diritti che sono retrocessi.

- l’avanzamento tecnologico ha fatto perdere tantissimi posti di lavoro, cosa che sarebbe buona se ci fossero meccanismi di redistribuzione della ricchezza. Invece tutto il vantaggio è andato solo a pochi che sono diventati ancora più ricchi, mentre i lavoratori hanno perso il lavoro e sono diventati più poveri.

- infine è arrivata la pandemia che ha aumentato ancora di più il divario, ha messo in crisi una marea di piccole imprese, interi settori come il turismo, lo spettacolo, lo sport…  le persone in difficoltà sono aumentate ancora mentre altri hanno guadagnato ancora di più

Allora la prima missione della politica è prendere atto della gravità del momento e invertire la rotta della storia che è entrata pericolosamente in un ciclo la cui evoluzione, se non si interviene, è facilmente prevedibile.
E per far cambiare rotta ad un treno in corsa ci vuole una forza che da soli non si ha. Serve costruire un blocco unito che possa incidere politicamente nei prossimi anni anche quando sarà finita la pandemia, serve una transizione umana e sociale oltre che una transizione ecologica. Serve ridare dignità, garanzie, diritti al lavoro. Meccanismi di redistribuzione della ricchezza e avere persone in grado di provvedere a sé stesse e alimentare un’economia sana, equa e sostenibile.

Buon primo Maggio a tutte e tutti

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